mercoledì 29 giugno 2011

Friedrich Wilhelm Nietzsche

Non si commetta viltà contro le proprie azioni. Non le si pianti in asso...il rimorso è indecente.

martedì 21 giugno 2011

LEON DEGRELLE

In un universo composto di mediocri e di nani, noi, animati da una passione ardente, siamo stati costruttori di popoli, consapevoli del nostro destino storico.
Non degli imbroglioni elettorali - come nella democrazia.
Non degli scribi.
Non dei parolai.
Non dei gestori di ridicoli cantoni.
Dei conquistatori, invece, siamo stati: lucidi e risoluti cavalieri che dall'alto dei loro cavalli fissavano sino all'estremità del cielo l'avvenire che si offriva loro. Guerrieri di una milizia politica e cantori di un epopea che avrebbe potuto salvare, edificare, elevare tutto, come potremmo allora noi rinnegare anche una sola parola di quel che significò la nostra fede, che ispirò la nostra vita?

lunedì 20 giugno 2011

...sempre GIACOMO BARNES

Durante la guerra civile americana, quando il
Presidente Lincoln aveva tempestivo bisogno di fondi per
condurre avanti la sua campagna, i banchieri privati colsero
l'occasione per fargli un prestito a condizione che egli
garantisse loro una concessione nazionale per l'emissione e
il prestito del denaro. Cosicché, nel 1863, venne varata una
legge, eufemisticamente chiamata "The National Bank Act",
la quale conferì a enti privati il diritto di coniare e regolare il
valore del denaro. Questa legge segnò praticamente in
favore dei capitalisti la fine del conflitto fra questi ultimi e lo
Stato - conflitto che aveva durato con varia fortuna sia
dall'inizio della Repubblica Stellata. Il Jefferson, uno dei
fondatori della Repubblica, aveva infatti avvertito invano i
suoi compatrioti, quando dichiarò una cinquantina di anni
prima:

Se il popolo americano riconoscesse alle banche private il
controllo della circolazione monetaria, le banche e gli enti che
sorgerebbero attorno a esse finirebbero per spogliare il popolo
di tutte le sue ricchezze... Spero che riusciremo a schiacciare
sul nascere l'aristocrazia degli istituti monetari, la cui
sfacciataggine comincia a sfidare il Governo e le leggi della
nostra Patria.

Nonostante ciò lo Stato perse la battaglia: e ora tutto il
mondo ne soffre le conseguenze, perché se l'America avesse
tenuto fede ai suoi ideali originali, anche i banchieri di
Londra sarebbero stati costretti a cedere. Il
organo della ‘City’, lo ammise con un articolo di fondo scritto
mentre il Presidente Lincoln si sforzava di salvare la
situazione. «Questo Governo nefasto [e cioè quello di
Lincoln]» così si leggeva nel giornale «deve essere distrutto.
Altrimenti gli Stati Uniti d'America saranno in grado di
saldare i loro debiti e non avranno necessità di contrarne
altri. Il popolo americano diventerebbe prospero oltre ogni
precedente nella storia e finirebbe per distruggere la
monarchia inglese». Purtroppo la storia ha dato invece
ragione al vecchio Meyer Amschel Rothschild, fondatore della
Times stesso,
sua casa e contemporaneo di Jefferson. «Datemi» disse
orgogliosamente «il diritto di emettere e controllare il denaro
di una nazione, e m'infischierò di chi detta le leggi»; e
quando Lincoln, rieletto Presidente, si accingeva a rovesciare
il noto ‘National Bank Act’, venne vigliaccamente
assassinato. L’assassinio fu attribuito a un pazzo, ma molti
dicono che egli era un sicario degli interessati.
(...)

GIACOMO BARNES - GIUSTIZIA SOCIALE attraverso la riforma monetaria

La guerra contro le plutocrazie statunitense, inglese ed
ebraica, che formano un blocco unico tendente ad
assoggettare l'Europa - almeno economicamente -, ha anche
il suo aspetto interno rivoluzionario. Non basta, in altre
parole, salvare la indipendenza economica dell'Europa;
bisogna anche sbaragliare nell'Europa stessa il sistema
finanziario, monetario e bancario di marca anglosassone ed
ebraica, il quale, finché duri (e fra noi non è per nulla ancora
del tutto distrutto), renderà impossibile l'istituzione di un
vero regime di giustizia sociale e impedirà ogni sicuro
risanamento del nostro assetto economico a guerra finita...