venerdì 30 marzo 2012

MARIO MONTI...

MASSONE, SERVO DEI BANCHIERI GOLDMAN, PROFESSORE DI UN ECONOMIA FALLITA... SENATORE A VITA... PRESIDENTE DEL CONSIGLIO...
CHE FINE INDEGNA PER L'ITALIA...

VERGOGNA!

venerdì 27 gennaio 2012

leggete...

CONSIDERAZIONI SUL REATO DI “NEGAZIONE DELLA SHOAH”
di Carlo Mattogno
La recente proposta di Pacifici ha riportato in primo piano, dopo il tentativo abortito della “legge Mastella”, la questione del reato di “negazione della Shoah”. La discussione che ne è seguita è palesemente monca, perché si affrontano da un lato ignoranti presuntuosi e forcaioli che non hanno la più pallida idea di che cosa sia il revisionismo storico, dall’altro paladini della libertà di espressione che non ne sanno parimenti nulla.. Gli uni e gli altri sono però concordi nello svilire il revisionismo a mero “negazionismo”, che ne è una semplice parodia denigratoria.
Il primo punto da chiarire è perché gli elementi più estremisti dell’ebraismo italiano vogliono una legge contro il revisionismo. Le motivazioni addotte, penosamente puerili, tradiscono la loro funzione di facciata. Il motivo vero è che in Italia non esiste una storiografia olocaustica; non esiste un libro olocaustico degno di figurare in una bibliografia estera[1]; non esiste un solo storico di rilevanza internazionale (di grazia, non si tiri in ballo il presunto “esperto” mondiale Marcello Pezzetti, le cui conoscenze su Auschwitz sono appena appena superiori a quelle dei liceali che accompagna in visita al campo); non esiste un centro di studi olocaustici serio. In pratica, in Italia non esiste nessuno che possa contrastare in modo efficace il revisionismo. E il Centro di Documentazione ebraica di Milano (che, al massimo, è capace di catalogare atti, scritte e siti “antisemiti”) è il simbolo di questa impotenza.
La situazione è tanto tragica che, a tenere una lezione “riparatrice” all’Università di Teramo, per rimediare ai presunti nefasti del prof. Claudio Moffa, è stata invitata nientemeno che Valentina Pisanty[2], la nota esperta in Cappuccetto Rosso, che all’estero sarebbe chiamata al massimo negli asili per raccontare le favole ai bimbetti. En passant, sono dodici anni che aspetto la sua risposta al mio studio L' “irritante questione” delle camere a gas ovvero da Cappuccetto Rosso ad Auschwitz. Risposta a Valentina Pisanty (Graphos, Genova, 1998)[3], la replica al suo tanto (ingiustamente) decantato L’irritante questione delle camere a gas (Bompiani, Milano, 1998). È davvero deprimente vedere come la nostra dottoressa si ostini ancora a ripetere ossessivamente per ogni dove le sue fantasiose congetture ormai arciconfutate da oltre un decennio.
Tempo fa ho lanciato agli “esperti” di La Repubblica questo invito:
«Agli olo-sproloquiatori di casa nostra, che non sanno neppure com’è fatto un archivio e non hanno mai visto un documento tedesco originale, rinnovo l’ invito:
Il mio studio di 715 pagine Le camere a gas di Auschwitz. Studio storico-tecnico sugliindizi criminalidi Jean-Claude Pressac e sullaconvergenza di provedi Robert Jan van Pelt. (Effepi, Genova, 2009), fresco frutto della mia “sconfitta” culturale, è a disposizione di tutti. Se è pseudostorico, se imbroglia le carte, se contiene deliranti bugie, se è insensato, dimostratelo. Se avete ragione, sarà semplicissimo sbugiardarmi pubblicamente, in più otterrete anche la vostra “vittoria” definitiva. Ma se non lo fate, dimostrerete, altrettanto pubblicamente, di essere soltanto degli emeriti buffoni»[4].
Nel frattempo è uscito un altro mio studio importante, che aggiungo al dossier sulle camere a gas: Auschwitz: assistenza sanitaria, “selezione” e “Sonderbehandlung” dei detenuti immatricolati (Effepi, Genova, 2010)[5], 333 pagine, 60 documenti.
Rinnovo l’invito a tutti gli anti-“negazionisti” italiani: invece di proporre leggi assurde, confutate questi due libri: se non lo farete, dimostrerete di essere soltanto degli emeriti cialtroni.
Per istituire il reato di “negazione” della Shoah bisognerebbe anzitutto chiarire che cosa si intende per Shoah. La definizione comunemente accettata è quella esposta da Michael Shermer e Alex Grobman: «l’uccisione di sei milioni di persone, le camere a gas e l’intenzionalità»[6].
L’eventuale legge dovrà allora assume i 6 milioni come dato “innegabile”? In questo caso, tra l’altro, sarebbero fuori legge non solo Gerald Reitlinger, che postulò da un minimo di 4.194.200 a un massimo di 4.581.000 vittime[7], ma perfino lo storico olocaustico per eccellenza, Raul Hilberg, che ne assunse 5.100.000[8]. Risulta perciò evidente che la cifra dei “sei milioni” è tutt’altro che “innegabile”.
La situazione non è migliore per quanto riguarda il secondo punto, le camere a gas. Nella tabella che segue riassumo lo stato delle conoscenze olocaustiche al riguardo:
campo di sterminio
Numero delle camere a gas
numero delle vittime
secondo l’Enzyklopädie des Holocaust
prove documentarie e/o materiali
Chelmno
2 o 3 “Gaswagen”
152.000-320.000
nessuna
Belzec
3, poi 6
600.000
nessuna
Sobibor
3
250.000
nessuna
Treblinka
3, poi 6 o 10
738.000
nessuna
totale
23 o 28
1.740.000-1.908.000
nessuna

In pratica la storiografia olocaustica afferma che nei suddetti campi di sterminio siano esistite da 23 a 28 camere a gas (fisse o mobili), in cui sarebbero stati gasati da 1.740.000 a 1.908.000 Ebrei senza che sussista la minima prova documentaria o materiale. Tutto è rimesso a testimonianze contrastanti del dopoguerra, spesso palesemente false.
Passiamo al campo di Auschwitz. Ecco il quadro della situazione relativo alle camere a gas provvisorie:
impianto
numero delle
camere a gas
prove documentarie e/o
materiali
«indizi criminali»
crematorio I
1
nessuna
nessuno
“Bunker 1”
2
nessuna
nessuno
“Bunker 2”
4
nessuna
nessuno

Con queste, le camere a gas per le quali non esiste nessuna prova documentaria o materiale salgono a 30-35.
Per i crematori di Birkenau, Pressac nel 1989[9] annunciò la scoperta di 39 «indizi criminali» (criminal traces), non «prove», si badi bene, così ripartiti:
crematorio II: 11
crematorio III: 7
crematori IV e V: 15.
Al numero summenzionato Pressac era giunto sommando anche le varie menzioni del medesimo indizio. In realtà, raggruppando nelle singole voci le numerose ripetizioni, gli «indizi criminali» si riducevano a 9. Nel 1993 egli aggiunse altri 6 indizi[10] e uno fu trovato successivamente da Robert Jan van Pelt[11].
Curiosamente (si fa per dire), nessun indizio relativo al crematorio II è posteriore alla data della deliberazione di consegna dell'impianto da parte della Zentralbauleitung all'amministrazione del campo (31 marzo 1943). Secondo Pressac, questo crematorio avrebbe funzionato
«come camera a gas omicida e impianto di cremazione dal 15 marzo 1943, prima della sua entrata in servizio ufficiale il 31 marzo, al 27 novembre 1944, annientando un totale di circa 400.000 persone, in massima parte donne, vecchi e bambini ebrei»[12].
È vero che Pressac in seguito ha drasticamente ridimensionato questa cifra, ma è anche vero che van Pelt attribuisce a questo impianto ben 500.000 vittime.
La presunta camera a gas omicida del crematorio II avrebbe dunque funzionato per oltre 20 mesi, sterminando 500.000 persone, senza lasciare neppure un misero «indizio criminale»!
Per il crematorio III, nessun indizio è posteriore alla data della deliberazione di consegna dell'impianto (24 giugno 1943). In questo crematorio, secondo Pressac, furono gasate e cremate 350.000 persone. Per i crematori IV e V l'indizio più tardo risale ad appena un paio di settimane dopo la deliberazione di consegna dell'impianto (4 aprile 1943). In questi due crematori, secondo Pressac furono gasate e cremate 21.000 persone. Dunque nei quattro crematori sarebbero state gasate 771.000 persone in oltre 20 mesi senza che al riguardo nell'archivio della Zentralbauleitung sia rimasto un solo «indizio criminale», mentre invece numerosi documenti attestano i guasti frequenti che si verificarono agli impianti di cremazione.
Nello studio già menzionato Le camere a gas di Auschwitz. Studio storico-tecnico sugli «indizi criminali» di Jean-Claude Pressac e sulla «convergenza di prove» di Robert Jan van Pelt ho esposto una critica totale e radicale delle posizioni di questi due storici.
Ma, a parte ciò, “negare” le camere a gas di un singolo campo di sterminio significa “negare la Shoah”? E “negare” una singola camera a gas di Auschwitz? Ciò, per quanto riguarda i primi quattro campi e i primi tre impianti di Auschwitz, significherebbe dare rilevanza di “innegabilità” a semplici testimonianze (per di più contrastanti); per i crematori di Birkenau, elevare al rango di dogma indiscutibile interpretazioni personali errate, spesso fantasione e qualche volta perfino in aperta malafede.
E come la mettiamo col numero delle vittime? Il tribunale di Norimberga sancì la favola sovietica dei 4 milioni; dopo il crollo dell’Unione Sovietica, il Museo di Auschwitz lo ridimensionò a 1.100.000[13], ma stranamente sulle targhe marmoree che prima recavano la cifra dei 4 milioni fu poi iscritta quella di un milione e mezzo.
Qual è allora la cifra “innegabile”? Un milione e cento mila? Oppure un milione e mezzo? In entrambi i casi sarebbero fuori legge sia Jean-Claude Pressac, che dichiarò da 611.000 a 711.000 vittime[14], sia Fritjof Meyer, all’epoca caporedattore di Der Spiegel (Amburgo), che parlò di 510.000[15].
E che dire dell’attività degli Einsatzgruppen? A questo riguardo il revisionismo contesta:
1) che gli Einsatzgruppen avessero l’ordine di sterminare gli Ebrei in quanto Ebrei;
2) l’entità delle fucilazioni realmente effettuate.
Nessuno dei due punti può essere storicamente “innegabile”.
Al congresso di Stoccarda (3 a 5 maggio 1984) Helmut Krausnick si occupò in modo specifico «delle testimonianze e degli indizi esistenti circa l'eventuale impartizione di un ordine di fucilazione degli Ebrei». Su questo tema egli dichiarò:
«Riguardo alle questioni relative a quando, dove, da chi e per quale cerchia di persone un tale ordine fosse stato trasmesso agli Einsatzgruppen, le deposizioni rese dopo la guerra non concordano – o non concordano più».
Indi aggiunse che
«più importante della questione di chi abbia trasmesso l'ordine di uccisione, è indubbiamente quella di sapere se e quando sia stato impartito, e a quale cerchia di persone»[16].
Se, da chi, quando, a chi! La storiografia olocaustica al riguardo brancola nel buio totale.
Per quanto riguarda la cifra delle vittime, nel libro edito da W. Benz Dimensione del genocidio appare una statistica comparata dei dati di G. Wellers, di G. Reitlinger, di R. Hilberg e dell’Enciclopedia dell’Olocausto. Riguardo all’Unione Sovietica (attività degli Einsatzgruppen) in essa figura una cifra minima di 750.000 (G. Reitlinger) e una cifra massima di 2.100.000 (W. Benz)[17]. La “negazione” di quale cifra costituirebbe allora reato?
Il terzo elemento che definisce la Shoah è l’intenzionalità, ossia una volontà omicida concretizzatasi in un ordine di sterminio, il fantomatico Führerbefehl. Anche qui si naviga nelle tenebre. Come è noto, la corrente funzionalista o strutturalista ha fatto scempio delle ipotesi intenzionaliste propugnate a Norimberga, riducendo il presunto ordine di sterminio a un «cenno della testa» di Hitler o a una «lettura di pensieri concordanti» tra Hitler e i suoi gerarchi![18].
Sarà dunque reato “negare” qualcosa che, per ammissione di una corrente della storiografia olocaustica, non è mai esistito?
Il caso francese della famigerata legge Fabius-Gayssot (13 luglio 1990) illustra bene le acrobazie funamboliche in cui i giuristi locali si sono esibiti per tentare di sostanziare in qualche modo la legge antirevisionista. L’articolo 9 afferma infatti che «saranno puniti con le pene previste dalla sesta riga dell’articolo 24 coloro che avranno contestato, con uno dei mezzi enunciati all’articolo 23, l’esistenza di uno o più crimini contro l’umanità quali sono definiti dall’articolo 6 dello statuto del tribunale militare internazionale allegato all’accordo di Londra dell’9 agosto 1945 e che sono stati commessi sia dai membri di una organizzazione dichiarata criminale in applicazione dell’articolo 9 del suddetto statuto, sia da una persona riconosciuta colpevole di tali crimini da una giurisdizione francese o internazionale»[19].
Ma l’articolo 6 dello statuto di Londra si limita semplicemente a definire formalmente i tre tipi di crimini da attribuire ai nazisti (crimini contro la pace, crimini di guerra e crimini contro l’umanità)[20]. Si potrebbe allora pensare che i giudici francesi si basino sul dibattimento e sulla sentenza del processo di Norimberga. Se ciò fosse vero, dovrebbero condannare anche chi nega che l’eccidio di Katyn fu commesso dai Tedeschi, chi nega che a Belzec l’uccisione avvenisse mediante corrente elettrica e a Treblinka per mezzo di “camere a vapore”, chi nega che le vittime di Auschwitz furono 4 milioni e quelle di Majdanek un milione e mezzo (la cifra ufficiale attuale è 78.000) e anche chi nega che i Tedeschi usassero il grasso umano per fabbricare sapone. Tutte “verità” sancite a Norimberga.
Il riferimento al processo di Norimberga è fin troppo chiaramente pretestuoso, in quanto con esso si finge di introdurre un criterio di giudizio storico oggettivo, mentre invece l’interpretazione della legge è lasciata all’arbitrio del giudice.
Concludendo, “negare la Shoah” storicamente non significa nulla, perché, contrariamente a quanto credono gli ignoranti, essa non è un fatto, meno che mai un fatto univoco e innegabile, bensì una congerie straordinariamente complessa di interpretazioni di fatti reali, di affermazioni indimostrate e di supposizioni aleatorie.
Il reato di “negazione della Shoah”, senza un elenco preciso di tutti i suoi aspetti “innegabili”, sarebbe pertanto giuridicamente aberrante; esso costituirebbe per di più un becero atto di vero negazionismo: la negazione della libertà di opinione in campo olocaustico, l’unico campo storico che, negli intendimenti degli intolleranti fautori della legge, dovrebbe essere sottratto a suon di galera alla critica.
Carlo Mattogno
23 ottobre 2010


[1] Coll’unica eccezione dell’opera di Liliana Picciotto Fargion Il libro della memoria (Mursia, Milano, 1991), che però è un semplice elenco di nomi.
[2] Teramo, contro le tesi negazioniste spunta una lezione “riparatrice”, in:
[3] In rete: edizione riveduta, corretta e aggiornata (2009): http://vho.org/aaargh/fran/livres7/CMCappuccetto.pdf.
[4] La “Repubblica” del Delirio o i Teppisti della Disinformazione, in:
[5] La Prima Parte del libro presenta, sulla base di documenti ignoti alla storiografia ufficiale o da essa volutamente ignorati, una trattazione sulle condizioni di vita dei detenuti ad Auschwitz, con particolare riferimento all’assistenza sanitaria; dunque non solo non “nega” nulla, ma “afferma” aspetti della vita del campo “negati” dalla storiografia ufficiale.
[6] Negare la storia. L’Olocausto non è mai avvenuto: chi lo dice e perché. Editori Riuniti, Roma, 2002, p. 28.
[7] La soluzione finale. Il tentativo di sterminio degli ebrei d’Europa 1939-1945. Casa Editrice Il Saggiatore, Milano, 1965, p. 612.
[8] La distruzione degli ebrei d’Europa. Einaudi, Torino, 1995, pp. 1318-1319.
[9] J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and operation of the gas chambers. The Beate Klarsfeld Foundation, New York, 1989
[10] J.-C. Pressac, Le macchine dello sterminio. Auschwitz 1941-1945. Feltrinelli, Milano, 1994.
[11] R.J. van Pelt, The Case for Auschwitz. Evidence from the Irving Trial. Indiana University Press, Bloomington and Indianapolis, 2002.
[12] J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and operation of the gas chambers, op. cit., p. 183.
[13] Franciszk Piper, Die Zahl der Opfer von Auschwitz. Verlag des Staatliches Museum in Oświęcim, 1993.
[14] Le macchine dello sterminio. Auschwitz 1941-1945. Feltrinelli, Milano, 1994, p. 173
[15] «Die Zahl der Opfer von Auschwitz. Neue Erkenntnisse durch neue Archivfunde», in: Osteuropa. Zeitschrift für Gegenwartsfragen des Ostens, n. 5, 2002, pp. 631-641.
[16] Eberhard Jäckel, Jürgen Rohwer (a cura di), Der Mord an den Juden im Zweiten Weltkrieg. Entschlußbildung und Verwirklichung. Deutsche Verlags-Anstalt, Stoccarda, 1985, p. 91.
[17] Dimension des Völkermords. Die Zahl der jüdischen Opfer des Nationalsozialismus”. R. Oldenbourg Verlag, Monaco, 1991, p. 16.
[18] Vedi al riguardo il mio studio Hitler e il nemico di razza. Il nazionalsocialismo e la questione ebraica. Edizioni di Ar, 2009.
[20] Atti del processo di Norimberga, edizione tedesca, vol. I, pp. 11-12.

giovedì 15 dicembre 2011

GOVERNO DEL MONDO...

io dico che è possibile tracciare il profilo netto del nemico, di chi tiene le redini di questo “mostro” che è il capitalismo e di chi ha voluto che la storia venisse manipolata secondo i desideri di profitto di pochi utilizzando lo sfruttamento dei molti. Non è un gioco a chi la spara più grossa o un tentativo di tirare il colpo a sensazione riproponendo le vecchie teorie della cospirazione nate per far sorridere la gente: qui la cospirazione c’è veramente ed è drammaticamente reale, esiste un’alleanza fra poteri economici che hanno deciso di deviare gli eventi al solo scopo di accrescere le proprie fortune. Nicholas Murray Butler, presidente della Columbia University, membro del Council of Foreign Relations e capo del British Israel disse: “Il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fa produrre gli avvenimenti; un gruppo un po’ più importante che veglia alla loro esecuzione e assiste al loro compimento e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto”. Beh, quel piccolissimo gruppo in cima alla catena alimentare della società umana è il quartier generale del nemico principale.
Vi sono alcune famiglie nel mondo che possiedono tutte la maggiori banche internazionali e le maggiori multinazionali nei settori industriali chiave, decidono le politiche dei governi e comandano a bacchetta le principali istituzioni.
Ideatrice di questo sistema fu, all’incirca trecento anni fa, la famiglia Rothschild, famiglia di banchieri con l’hobby del dominio planetario. Già nel 1770 la teoria elaborata prevedeva la soppressione dei governi nazionali e la concentrazione del potere in organi sovranazionali gestiti da un ristretto gruppo di banchieri internazionali, nello specifico si indicavano le seguenti necessità: creare la divisione delle masse in campi opposti attraverso la politica, gli aspetti sociali, la religione, l’etnia e se necessario armarli e provocare incidenti in modo che combattano e si indeboliscano sempre più; corrompere e quindi rendere ricattabili politici e uomini di potere all’interno di ogni stato; scegliere i nuovi governanti tra gli elementi più servili; avere il controllo dell’istruzione così da instradare gli elementi migliori verso le attività di controllo; assicurarsi che le decisioni più importanti ad ogni latitudine siano confacenti al “progetto”; controllare la stampa per manipolare la gente attraverso l’informazione. Nel 1871 il piano viene ulteriormente completato con la teoria delle tre guerre mondiali (elaborata da Albert Pike), guerre che avrebbero dovuto generare un tale desiderio di pace da far accettare a tutti i popoli un unico governo mondiale. Secondo il piano la prima guerra mondiale sarebbe servita a stabilire il controllo totale su Europa, Stati Uniti d’America e Russia; la seconda guerra mondiale avrebbe dovuto consentire la creazione di due blocchi contrapposti e la nascita di Israele; la terza prevedeva il conflitto finale fra paesi islamici e Israele con il seguito di alleati. Manca quindi solo più un tassello alla realizzazione del loro progetto. In quasi 300 anni di attività queste famiglie hanno affinato tecniche e sistemi di controllo, hanno basato la loro strategia sul potere del denaro e del sistema bancario per strangolare paesi e intere ragioni della terra. Queste famiglie che controllano il pianeta attraverso i loro potentati economici sono: Astor, DuPont, Rockefeller, Rothschild, Van Duyn, Warburg, Lazard, Kuhn-Loeb, Goldman Sachs, Israel Moses Seif, Paterson, Morgan, Hammer e Goldsmith.
Il governo del mondo avviene attraverso i gruppi decisionali legati alle famiglie che dettano le politiche attraverso i loro uomini nelle istituzioni. I principali gruppi di studio dove si elaborano le scelte che ci piovono sulla testa sono: Aspen Institute, Gruppo Bilderberg, Bohemian Grove, Centro Studi Strategici e Internazionali, Club di Roma, Council on Foreign Relations, Fondazione Rockefeller, Skull&Bones, Trilateral Commission. Gli esecutori degli ordini sono: Organizzazione di Cooperazione e di Sviluppo Economico, NATO, Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, WTO, Federal Reserve, Banca Centrale Europea.
Circa l’80% di tutte le ricchezze del mondo è nelle mani del 2% delle famiglie. Famiglie che non appaiono mai sui media, nemmeno nelle classifiche sugli uomini più ricchi, poiché esse sono talmente ricche e potenti da doversi nascondere. Queste famiglie decidono su cosa e come investire, cosa produrre e dove. Agiscono senza alcuna morale né limite legislativo. Decidono guerre e comprano paesi interi. Questa è la triste realtà dell’economia mondiale, che vi piaccia oppure no a loro non interessa.
Chiedo solo una cortesia ai lettori: controllate i punti dei programmi, confrontate i fatti e le decisioni prese nella storia dal 1800 ad oggi, i nomi indicati e cercate di sgombrare la mente da tutte le bugie con cui vi hanno nutrito fin dalla nascita. Traetene le conclusioni: il nemico principale è lì.

martedì 6 dicembre 2011

SE LE CONOSCI LE EVITI...

Aziende Israeliane presenti in Italia:

- CARMEL (frutta e verdura)
- JAFFA (frutta e verdura)
- KEDEM (avocadi)
- CORAL (ciliege)
- TOP (frutta e verdura)
- BEIGEL (biscotti)
- HASAT (agrumi)
- SABRA (cibi pronti)
- OSEM (cibi pronti)
- DAGIR (conserve pesce)
- HOLYLAND (miele, erbe)
- AMBA (conserve)
- GREEN VALLEY (vino)
- TIVALL (prodotti vegetariani)
- AGROFRESH (cetrioli)
- JORDAN VALLEY (datteri)
- DANA (pomodori e ciliege)
- EPILADY (apparecchi depilazione)
- AHAVA (cosmetici)

MULTINAZIONALI CHE SOSTENGONO ATTIVAMENTE LO STATO DI ISRAELE:

- COCA-COLA (aquarius, cherry coke, fanta, nestea, sprite, minute maid,
tropical)
- DANONE (arvie, badoit, belin, bledina, phosphatine, chipster, evian,
galbani, gervais, heudebert, LU, taillefine, volvic)
- NESTLE' (aquarel, cheerios, crunch, frigor, friskies, galak, golden grahams,
kit-kat, maggi, mousline, nescafè, ricorè, quality street, vittel, perrier,
buitoni)
- INTEL (informatica)
- L'OREAL (biotherm, cacharel, giorgio armani, lancome, vichy, roche-posay,
garnier, rubinstein, gemey-maybelline, jean-louis david, redken 5th avenue,
ralph lauren, ushuaia)
- ESTEE LAUDER (aramis, clinique, la mer, DKNY, tommy hilfiger)
- LEVI STRAUSS (celio)
- TIMBERLAND
- DISNEY
- NOKIA
- MCDONALDS
- CATERPILLAR
- UNILEVER
- ACCORHOTEL (etap, ibis, mercure, novotel, sofitel)

AZIENDE ITALIANE CHE HANNO RICHIESTO E OTTENUTO ALLA COMUNITA' EBRAICA LA
CERTIFICAZIONE KOSHER

- AMARETTO SARONNO
- FERRERO
- SAN BENEDETTO
- ZUEGG
- BARILLA
- AGNESI
- LOACKER
- MUTTI
- L'ANGELICA
- PERUGINA
- DIETORELLE
- MELEGATTI
- ICAM
- DIVELLA
- DOLCEAMARO
- COLAVITA
- ALISUD
- BINGO
- TOTTIS
- MATALUNI
- CRICH
- NOVA FRUTTA
- CALLIPO
- COSTADORO
- BOLERO
- MAKPROGRES
- SORINI
- CONTI CONFETTERIE
- OSCAR
- PERNIGOTTI
- MOLINO BORGO SAN DALMAZZO
- SOLANIA
- CONSERVE FRANZESE
- VOZA
- EURONUT
- VALLI ESTENSI
- AGRUMIGEL

venerdì 25 novembre 2011

contro la discriminazione nei confronti dei camerati cileni!

DECLARACION PÚBLICA

En relación al proyecto de Ley Antidiscriminación que busca criminalizar y perseguir la participación de ciudadanos chilenos en agrupaciones nacional-socialistas, nuestro movimiento declara lo siguiente:

  1. Condenamos enérgicamente  todo acto de violencia o apremio ilegitimo cometido en contra de cualesquier persona o grupos de personas, en razón de su raza, religión, ideología o condición social. 
  2. Declaramos que existe una profunda diferencia entre los denominados grupos “neo-nazis” y los movimientos u organizaciones nacional-socialistas. El Movimiento de Acción Nacional-Socialista ha manifestado en reiteradas ocasiones su oposición y repudio al actuar de las agrupaciones denominadas “neo-nazis”, y ha manifestado claramente su no pertenencia y rechazo al actuar de estas organizaciones.  
  3. Rechazamos enérgicamente las irresponsables declaraciones y afirmaciones de ciertos parlamentarios y políticos, que han calificado de delincuentes y violentos, sin distinción, a todos los ciudadanos chilenos que profesamos el ideario nacional-socialista.  
  4. Por otra parte rechazamos y vemos con preocupación y sorpresa que parlamentarios tanto de izquierdas como de derechas, trabajen unidos para prohibir, censurar y perseguir a nuestra ideología y sus seguidores, por el simple hecho que no son capaces de “tolerar” una ideología que se aleje o se salga de las coordenadas mentales aceptadas o permitidas por el sistema imperialista actual. 
  5. Rechazamos esta nueva forma de inquisición, en donde demócratas demuestran su profundo amor y apego a la tolerancia, pisoteando la libertad de pensamiento ajena, buscando perseguir, suprimir y censurar una forma distinta de pensamiento  
  6. Vemos con profunda preocupación el hecho que para estos parlamentarios no existe diferencia entre criminales e idealistas. A todos los han arrojado en el mismo tolerante y democrático saco acusatorio. No buscan perseguir y condenar a quienes hayan participado en acciones criminales, sino que buscan perseguir y condenar a todos aquellos ciudadanos que participen y divulguen el ideario nacional-socialista.
  7. Consideramos que tratar de criminalizar, condenar y acusar de delincuente, a todo aquel que profesa una ideología, más aun sin haber cometido crimen o acto delictivo alguno, es un acto injusto, intolerante, inquisidor y antidemocrático; ya que dicha actitud contraviene a lo establecido en la Declaración Universal de los Derechos Humanos y a lo establecido en la Constitución Política de la República de Chile; Cartas fundamentales que establecen claramente, como derechos fundamentales e irrenunciables, la libertad de opinión, la libertad de expresión y la libertad de pensamiento. Estos derechos incluyen el de no ser perseguido ni molestado a causa de pensamientos, opiniones políticas o religiosas.  
  8. De igual manera rechazamos las erróneas e infundamentadas afirmaciones y acusaciones hechas por algunos políticos y parlamentarios, que afirman que el nacional-socialismo busca establecer un régimen totalitario, que busca subvertir el orden público y que busca utilizar la violencia como método de acción política. Afirmaciones, que no concuerdan con el ideario nacional-socialista, y que responden a un tendencioso y planificado plan de desinformación, que tiene como objetivo engañar y amedrentar a la ciudadanía.   
  9. Estas declaraciones demuestran claramente la ignorancia y el desconocimiento que existe en nuestra clase política – y también en nuestro pueblo- sobre el verdadero ideario nacional-socialista. También deja claramente evidenciada la inconsecuencia, intolerancia y doble estándar de estos representantes del pueblo, ya que muchos de ellos, en un pasado no muy lejano, efectivamente y comprobadamente, utilizaban y justificaban la violencia armada y el asesinato, como medio de acción política para alcanzar sus fines ideológicos. 
  10. Además, muchos de estos parlamentarios y políticos aun se adscriben públicamente o privadamente a la ideología marxista, la cual en todos sus años de existencia causo la muerte de más de 80 millones de personas por razones ideológicas, sociales, por disidencia política y por pertenecer a una condición económica determinada. Y lógicamente para ellos no es preocupante ni motivo de escándalo la existencia del partido comunista en Chile, el cual convoca a la lucha de clases, a la sublevación de la lacra social para realizar actos violentitas, terroristas y vandálicos a gran escala, destruyendo bienes públicos y privados. Tampoco es preocupante o motivo de escándalo para estos políticos que el gobierno de Chile tenga relaciones diplomáticas con el gobierno comunista chino, el cual, hasta el día de hoy lleva adelante un bestial genocidio en contra del indefenso pueblo tibetano.  
 Afirmamos que formular una Ley Antidiscriminación que tiene por principio fundamental la discriminación, es inconstitucional, antidemocrático e intolerante. Esto ha quedado demostrado en la actitud tomada por la Comisión de Derechos Humanos de la Cámara Baja, la cual, ha invitado a sus sesiones a representantes de diversas organizaciones, judías –los mas grandes discriminadores-, homosexuales y ONG´s internacionales, a dar a conocer sus puntos de vista respecto a esta ley, pero “discriminatoriamente” esta cámara se ha negado a permitir la participación, o a escuchar los planteamientos de las diversas organizaciones o agrupaciones Nacional-Socialistas  del país.
 Por lo tanto:
Exigimos nuestro derecho a expresar pública, libre, democrática y pacíficamente nuestro pensamiento y nuestros puntos de vista.
Exigimos y apoyamos, que se condene y sancione, a todo aquel, que incurra en actos de violencia o apremios ilegítimos, sin importar su origen social, su raza, ideología o religión.
De igual manera exigimos que se persigan todos los actos criminales o violentos, pero que no se persiga, censure o criminalice la libertad de pensamiento, la opción ideológica o la forma de pensar de los ciudadanos de Chile.
Finalmente, nos declaramos en estado de alerta ante la odiosa actitud de querer dejarnos fuera de la Legalidad por el simple hecho de pensar distinto, continuaremos trabajando incansablemente para transformarnos en una alternativa de Gobierno seria, patriótica, Nacional y Socialista.

¡No a la censura e intolerancia de la democracia!
  MANS

mercoledì 16 novembre 2011

Niki Vendola servo dei sionisti!

Il comunicato stampa della Press Regione-Agenzia giornalistica sulle dichiarazione del Presidente della Regione Puglia Niki Vendola molto sinceramente non ci sgomenta, perché perfettamente in linea sia con il personaggio, sia con il manifesto sionismo della stragrande maggioranza del panorama politico italiano.
Con la scusa della cultura ebraica e del suo festival in terra di Puglia Niki Vendola parla di questioni concrete come “rapporti economici, commerciali, istituzionali”, quelli che realmente stanno a cuore allo Stato di Israele, e non a caso questo è avvenuto a margine di un incontro con l’Ambasciatore di quello stato, e non certo con l’addetto culturale.
Vendola prosegue poi nel panegirico di Israele citando esempi calzanti non nel campo culturale ma in quello dei rapporti economici, cita infatti la trasformazione di “aree desertiche in luoghi produttivi e in giardini”, dice che Israele è un “Paese che si confronta col tema mondiale del governo del ciclo dell’acqua, dell’energia, dei rifiuti con pratiche di avanguardia” ecc.
Facciamo un po’ di chiarezza intanto su queste affermazioni:
Israele ha trasformato il deserto in giardini grazie al furto sistematico e costante dell’acqua del popolo palestinese, della Siria (alture del Golan) e del Libano (area delle Fattorie di Shebaa), i palestinesi vivono al limite della disidratazione, altro che governo del ciclo delle acque!, per quanto riguarda i rifiuti invece se Vendola si riferisce al sistema di trattamento usato dalla ArrowBio che la giunta Polverini vuole adottare nel Lazio e che si sta cercando di installare presso il comune di Guidonia non c’è nulla di innovativo, questo sistema viene proposto ed installato anche da ditte italiane, e sarebbe certamente trasparente conoscere i costi delle rispettive proposte; per l’energia basti ricordare che il 40% del fabbisogno del gas di Israele viene fornito dall’Egitto al 25% del costo di mercato, ovvero rapinando il popolo egiziano di questa ricchezza, e non a caso recentemente c’è stato un secondo attentato al gasdotto in questione.
Vendola non ricorda, non condanna, non deplora 60 anni di occupazione israeliana delle terre palestinesi, Vendola non spende una parola sul muro dell’apartheid, Vendola non chiede la liberazione degli 11.000 prigionieri palestinesi racchiusi nelle prigioni israeliane, per la maggior parte senza processo ma con detenzione amministrativa, Vendola non spende una parola sull’assedio inumano a cui è sottoposta la Striscia di Gaza, no, nulla di tutto questo, Vendola fa il panegirico di Israele e pensa agli affari!!!
Dulcis in fundo chiede di effettuare una visita ufficiale in Israele per far giungere ad un punto di svolta le relazioni bilaterali.
Che tristezza, l’uomo che si propone come rinnovatore della sinistra che mendica un incontro per accreditarsi quale amico dei sionisti!!!. Ha capito che in Italia non si fa carriera senza l’appoggio e la sudditanza al sionismo, e da buon politicante quale è sempre stato si accoda prontamente, cosa sono 60 anni di sofferenze e miserie del popolo palestinese di fronte ad un luminoso futuro alla giuda della sinistra italiana?
In Italia è in corso, con crescente successo, la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni dell’economia israeliana, proponiamo di inserire Niki Vendola ed il suo partito nella lista dei prodotti da boicottare, non facciamo più sconti a chi ammanta di bella retorica la propria sudditanza al sionismo.
Comitato con la Palestina nel cuore

...e prendere esempio?

Qual è lo Stato che può vantare una disoccupazione al 4,4%? E aumenti del Pil a due cifre con incrementi dei redditi delle persone fisiche pari al 23% tra il 2006 e il 2009? Uno pensa: non può essere che la Cina. Sbagliato. Anche nell’ansimante America c’è chi va alla grande. L’autore di questo miracolo è il North Dakota, ovvero uno dei piccoli e in apparenza marginali tra i 50 che compongono la federazione statunitense.
La sua fortuna? Aver dato retta, tra il 1915 e il 1920, alla Nonpartisan League, un movimento locale che l’establishment tentò di fermare bollandolo come populista, ma che in realtà era lungimirante. Quel movimento indipendente propose agli elettori del North Dakota di non aderire al Federal Reserve System ovvero al circuito finanziario imperniato sulla Fed, la Banca centrale americana. Pensavano, i contadini dello Stato, che non ci si potesse fidare dei banchieri di Wall Street e che fosse più saggio avvalersi di un Istituto indipendente. Il tempo ha dato loro ragione.
Il successo del North Dakota è tutto qui: pur usando il dollaro come valuta di scambio, oggi è l’unico Stato americano che non dipende dalla Federal Reserve. A garantire le sue riserve sono i cittadini, i quali, in caso di dissesti finanziari non potrebbero avvalersi dell’assicurazione federale sui depositi. Lo Stato corre un rischio, ma ipotetico: in oltre 90 anni di vita l’istituto non è mai stato in difficoltà ed è passato indenne attraverso ogni crisi.
Per legge lo Stato e tutti gli enti pubblici devono versare i fondi nelle casse della Banca centrale del North Dakota, che li usa non per ottenere utili mirabolanti, né per oliare indebitamente le banche private, ma per aiutare la crescita dello Stato. Di fatto agisce come un’agenzia di sviluppo economico e dunque sostiene progetti d’investimento, concede finanziamenti a tassi molto bassi, nonché un numero impressionante di prestiti agli studenti a condizioni eque.
Sarà per la mentalità contadina di quella gente o per le virtù civiche sia degli amministratori della banca che dei cittadini, ma il tasso di spreco e di inefficienza è bassissimo. Per dirla in altri termini: quegli investimenti non sono sprecati in progetti insensati o improduttivi, dunque non producono carrozzoni parapubblici con interessi e prospettive clientelari, ma producono ricchezza nel territorio e dunque nuovo gettito fiscale, nuovi fondi per la banca; insomma, generano un ciclo virtuoso.
Sembra l’uovo di Colombo, ma altro non è che il trionfo del buon senso. In ultima analisi lo scopo della banca centrale di un Paese dovrebbe essere quello di agevolare uno sviluppo economico armonioso e senza squilibri finanziari o inflazionistici. La Bank of North Dakota ci riesce a tal punto da chiudere ogni anno in utile (nel 2009 per 58 milioni di dollari), denaro che torna ai legittimi proprietari ovvero ai contribuenti. Il sistema funziona così bene che diversi Stati americani vogliono imitarlo. E mica solo staterelli, anche colossi come California, Ohio, Florida, stufi di un meccanismo che negli ultimi trent’anni ha creato una ricchezza illusoria.
La Federal Reserve, infatti, non appartiene ai cittadini americani, ma alle banche, che pertanto sono i suoi azionisti di riferimento, così come, peraltro, avviene per la Banca d’Italia. Il liberista Ron Paul da anni sostiene, inascoltato, che una Banca centrale non è nemmeno contemplata dalla Costituzione americana e che di fatto tradisce lo spirito dei fondatori degli Stati Uniti d’America. Furono gli ambienti di Wall Street, nel 1914, a indurre il presidente Wilson a creare la Fed, la quale, però, nel corso dei decenni ha assunto compiti e generato dinamiche devianti, sottraendo al popolo la sovranità finanziaria.
Contrariamente alla Fed, la North Dakota Bank non ha bisogno di considerare interventi straordinari a sostegno di un’economia asfittica, né di comprare i Buoni del Tesoro invenduti, per la semplice ragione che lo Stato non ha debiti ed è addirittura in surplus. La North Dakota Bank non ha seguito la moda dei subprime, né della cartolarizzazione dei debiti, né delle altre diavolerie finanziarie escogitate negli ultimi anni dai dissennati e avidissimi manager delle grandi banche d’affari. Ha continuato ad essere una banca centrale al servizio della comunità, capace di mettere a disposizione dei privati le risorse necessarie per avviare imprese che poi non vivono di sussidi, ma secondo le regole di mercato. È la rivincita di un’America semplice e vincente, ma di cui nessuno parla mai.
Fonte: www.ilgiornale.it