lunedì 30 maggio 2011

Finanza Armata

...Quella che noi comunemente definiamo "Banca Mondiale" è l’insieme delle azioni e delle funzioni in capo alla Banca Internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo e all’Associazione Internazionale per lo sviluppo, per comodità e maggiore comprensione del fenomeno continuerò a chiamarla Banca Mondiale.
La Banca Mondiale è un istituzione che può, per dimensioni e capitali, permettersi di dare prestiti a qualunque paese o di intervenire per sanare un deficit spaventoso (così come fece in Niger) l’altra faccia della medaglia è che non tratta mai: impone condizioni. La Banca Mondiale è solo ed esclusivamente uno strumento economico per l’imposizione di quello che viene identificato come "consenso di Washington". Ogni prestito, ogni movimento di denaro è calcolato scientificamente per conseguire due risultati: la vittoria della politica statunitense di egemonia sul pianeta e la quotidiana conferma dello strapotere delle multinazionali sull’economia mondiale. Non vi sono altri obiettivi.
Non a caso i peggiori uomini della politica americana del secondo dopoguerra sono stati messi a capo della Banca (due nomi su tutti: McNamara e Wolfowitz).
In tutti i paesi in cui la Banca Mondiale ha affondato i suoi artigli, non solo non vi è stato alcuno sviluppo come promesso, ma le cattedrali nel deserto rimaste (dighe piene di terra, autostrade che non portano da nessuna parte, grattacieli deserti) ricordano ogni giorno alle popolazioni dei paesi poveri che la loro condizione di vita è una necessità del mondo ricco, non un ineluttabile destino.
Ogni intervento della Banca avviene attraverso un prestito che però deve essere utilizzato dai governi secondo le direttive della Banca stessa, quindi non solo vengono dettate le condizioni di restituzione del prestito, ma ne viene anche effettuato un utilizzo obbligato. Debiti mostruosi che non potranno mai essere rimborsati se non con altri prestiti dagli interessi esorbitanti.
Ma la domanda principale a questo punto qual è? Quando un paese è talmente disperato a livello economico da doversi rivolgere a questi vampiri? La risposta è tanto ovvia quanto inquietante: dopo una guerra. E allora se la matematica non è un’opinione (e quando si parla di Banca Mondiale nulla è lasciato al caso)…
La Banca Mondiale è uno dei bastioni dell’economia neoliberista. Una guerra implica tutta una serie di opportunità economiche, i lutti e le devastazioni passano sempre in secondo piano. Privatizzazione di qualsiasi bene pubblico per consentire la ricostruzione postbellica; schiavitù politica, sociale e culturale nei confronti di una globalizzazione ammazza identità. Le guerre vengono provocate per il controllo delle risorse e dei territori, se non ottieni il petrolio con le bombe, lo otterrai con un debito: funziona sempre.
Alla Banca Mondiale dello sviluppo sociale poco interessa, le malattie continuano a uccidere milioni di persone all’anno, le scuole e gli ospedali chiudono (per mancanza di fondi, ironia della sorte), l’analfabetismo dilaga e i pazienti muoiono per mancanza di quei farmaci monopolio delle aziende del nord del mondo. I dittatori africani ad esempio prelevano soldi dai fondi messi a loro disposizione dalla Banca Mondiale, scrivono che la motivazione è la carestia e alla fine comprano armi. Nessun dirigente della banca chiede spiegazioni, funziona così.
Tutto questo non solo viene attuato tramite interventi diretti, ma anche attraverso ONG create ad hoc. Organizzazione non governative che ricevono lauti compensi per far si che le attività della Banca Mondiale non vengano ostacolate dalle popolazioni locali e per consentire all’opinione pubblica dei paesi ricchi di sentirsi con la coscienza a posto. Organizzazioni create dal nulla, con dirigenti nominati dalle multinazionali, con fonti di finanziamento segrete e donazioni che arrivano quasi sempre su paradisi fiscali.
Molti dirigenti di queste ONG ritenute le uniche "credibili" dalla Banca Mondiale finiscono le loro carriere proprio nei dipartimenti della Banca.
Il Fondo Monetario Internazionale agisce né più né meno allo stesso modo. Nato come agenzia speciale delle Nazioni Unite, ha assunto nel tempo il ruolo di agente usuraio del governo globale delle multinazionali.
Ogni volta che i presidenti e i ministri dei paesi "beneficiari" degli interventi del FMI corrono a Washington (ma guarda i ricorsi…) per mendicare posticipazioni delle scadenze di quei prestiti, su cui pagano clamorosi interessi e di cui difficilmente riusciranno a restituire la quota capitale, i vampiri del Fondo rubano nuovi pezzi dell’economia di quei paesi.
Il FMI esige la vendita alle multinazionali dei settori pubblici redditizi, chi non si piega… è destinato a soccombere, in un modo o nell’altro.
Il FMI si dichiara apolitico, ma è una clamorosa bugia, esso è al servizio diretto della politica estera degli USA e alleato delle grandi multinazionali americane. I paesi militarmente alleati degli USA ricevono trattamenti di favore a livello economico e paesi dove di certo non regnano né benessere né giustizia sociale continuano a ricevere elargizioni economiche di dimensioni spropositate (ad esempio il Pakistan, che ci piacerebbe capire perché ha più diritto dell’Iran a detenere armi nucleari).
Trent’anni fa, i paesi meno avanzati (come vengono definiti da Banca Mondiale e FMI) o popolazioni non redditizie (secondo i dirigenti delle multinazionali) erano ventisette, oggi 50. La maggior parte di questi paesi è dilaniato da guerre civili e scontri etnici, con governanti corrotti alleati dei banchieri di Washington che utilizzano i fondi ricevuti per acquistare le armi necessarie a combattere quelle guerre che consentiranno alle multinazionali di installare i proprio oleodotti. Scuole, ospedali, famiglie, infrastrutture elementari non sono mai nell’agenda dei signori di Washington.
I banchieri costringono i paesi indebitati ad utilizzare i proventi delle esportazioni per pagare gli interessi dei prestiti, se non vi sono esportazioni li costringono a pagare lo stesso. Se non possono pagare, svendono il paese.
Scriveva Jean Ziegler nel suo celebre "La privatizzazione del mondo": "…Ma due strade dietro il Campidoglio inizia un altro mondo, e una frontiera invisibile passa tra i tigli e attraversa l’asfalto bruciato. <Don’t go there, please>, mi dice il senatore di New York che, con infinita gentilezza, mi ha fatto visitare il sotterraneo, i saloni e la sala di riunione della Camera alta. Per there intende i quartieri neri, il ghetto, una terra miserabile devastata dal crack, dall’alcol e dal crimine dove vive la maggior parte degli abitanti di Washington. Quasi tutti gli integralisti della Banca Mondiale e del FMI non ci mettono mai piede. Così come ignorano il Terzo Mondo al di là del mare, sono ciechi di fronte alla miseria che si estende a due passi dai loro uffici climatizzati…La miseria del mondo lambisce la soglia della Casa Bianca. Per una strana maledizione, l’impero non riesce a nascondere del tutto le sue innumerevoli vittime quotidiane. Come onde di un oceano maledetto, vengono a infrangersi a qualche passo dal Campidoglio. Ma i mercenari delle istituzioni di Bretton Woods sono decisamente ciechi, sordi e privi di odorato. Non percepiscono le vittime che fabbricano ogni giorno. Nessun dubbio turba le loro coscienze."
Oltre alle istituzioni planetarie, ogni giorno assistiamo a esempi di come le banche private lottino, a livello militare, per il predominio del mercato mondiale. Le vittime che restano sui campi di battaglia sono da seppellire, ma nelle sedi degli Istituti di credito, non solo nessuno si sente colpevole, ma nemmeno corresponsabile.
Partiamo da un dato oggettivo: metà della produzione mondiale di armi avviene negli Stati Uniti e circa il 40% di tutte le spese militari mondiali è effettuata dal governo USA. Recentemente il presidente Barack Obama ha dichiarato: "per garantire la prosperità in patria e la pace all’estero è vitale mantenere l’esercito più potente del pianeta." E da dove credete che arrivino i soldi per produrre e i soldi per comprare se non dalle banche? Ritorniamo al famoso 2+2=4, secondo voi alle banche conviene che ci sia uno stato di guerra permanente o un mondo peace and love? Le banche vengono coinvolte nella produzione di armamenti a tutti i livelli, vengono coinvolte nella fase di acquisto, sono le prime ad arrivare sui luoghi da ricostruire. La guerra è il motore dell’economia USA e delle sue multinazionali (seconda guerra mondiale, Corea, Vietnam, Scudo Stellare, Iraq(I e II), Afghanistan).
Duclos su Le Monde Diplomatique scrisse: "il potere finanziario è essenzialmente il potere di spogliare gli altri. Capace di puntare somme astronomiche un anno dopo l’altro, pur di vincere quando nessuno è più in grado di rilanciare la posta, la finanza mondiale assomiglia a quella vecchia signora americana che veniva ogni anno per portare alla rovina un povero quartiere di Roma giocando a scopone scientifico nel celebre film di Luigi Comencini. Gioco in cui per vincere l’ultima partita basta avere più soldi in cassa dell’altro giocatore. Tuttavia, ogni anno un giocatore è inviato dalla povera gente per farsi spogliare di tutti i suoi risparmi da questa figura di morte".
Un esempio lampante di banca armata è senz’altro il Gruppo Carlyle.
Le banche private vengono giudicate a seconda di quanto denaro viene affidato loro in gestione e la Carlyle, nel 1993, non era certo una grande banca. Aveva bisogno di fondi e fino ad allora aveva lavorato solo all’acquisizione di piccole ditte appaltatrici della difesa. Decise di appoggiarsi a politici di rango (ad es. Baker) per poter lavorare a livello diplomatico per raccogliere soldi da qualsiasi finanziatore ne avesse avuto voglia. All’inizio ottenne 150mln di dollari da altre banche, da fondi pensione e dalla Richard K.Mellon & Sons. Poi arrivò George Soros. E se Soros puntava sulla Carlyle, allora tutti pensarono che fosse ora di investire nella piccola banca di Washington (e ci risiamo…). Improvvisamente arrivarono soldi a cascata da: American Airlines, Gannett, Citibank e altri. La Carlyle nel frattempo acquisì la Vought Aircraft per 38mln e la rivendette due anni dopo alla Nothrop Grumman per 130. Arrivarono altri importanti investirori: la famiglia Bin Laden e lo stato della Florida. Arrivò quindi il momento di sfruttare questa montagna di soldi (1,3 miliardi di dollari). Vennero acquisite la Aerostructures Corp, United Defense, United States Marine Repair e US Investigations Services. Tutte dipendevano dalle commesse militari del governo, tutte avrebbero guadagnato da uno stato di guerra. A questo punto ai consulenti del gruppo Carlyle si aggiunsero George Bush sr e John Major.
Venne avviata la raccolta anche a livello europeo, arrivarono soldi da Crédit Lyonnais, Commerzbank e Crédit Agricole e continuarono gli investimenti dei colossi USA come Aig, Amr, Bankamerica e il fondo pensioni della Banca Mondiale (l’allora tesoriera la sig.ra Beschloss affidò alla Carlyle una cifra spropositata e dopo essersi dimessa andò a lavorare porprio per la banca privata di Washington). I fondi si moltiplicarono in tutto il mondo e le assunzioni di personaggi famosi anche: finirono sul libro paga anche l’ex presidente filippino Ramos, il primo ministro sud coreano Park Tae-Joon, l’ex presidente della SEC Arthur Levitt e, dopo il periodo da consulente, George Bush sr.
Con tutti questi amici negli USA e in giro per il mondo, garantirsi la copertura totale con l’elezione di un presidente più che amico fu un gioco da ragazzi ed ecco arrivare l’elezione di George W.Bush. Tutta la destra ultra liberista era nel consiglio d’amministrazione della Carlyle: Bush padre, Baker, Darman e Carlucci.
La commistione affari-politica della Carlyle è impressionante, tanto che gli addetti ai lavori non sapevano più distinguere fra le missioni diplomatiche americane e gli incontri d’affari della banca. Questo fu per la Carlyle un vero punto di forza, ogni volta che veniva sollevato un dubbio sulle finalità delle visite di Bush padre in Arabia Saudita, veniva spiegato che esse erano visite di cortesia per i buoni rapporti esistenti fra i due governi.
E venne l’11 settembre.
Tutto il mondo rimase sconvolto. Qualche nostra vecchia conoscenza si arricchì.
Quella mattina mentre gli aerei si schiantavano sulle torri gemelle e sul Pentagono, all’Hotel Ritz-Carlton di Washington (sic!) il gruppo Carlyle stava tenendo la sua riunione annuale con tutti gli investitori (che singolare coincidenza). Mentre le televisioni trasmettevano le immagini dell’attacco i dirigenti del gruppo si intrattenevano amabilmente con esperti di difesa, ex-leader mondiali e ricchi investitori internazionali (mediorientali compresi).
Il governo annunciò subito stanziamenti di emergenza per 40 miliardi di dollari di cui la metà per le forze armate. I soci della Carlyle furono coloro che più guadagnarono al mondo in seguito agli attacchi dell’11 settembre. Divennero uomini smisuratamente ricchi. A due settimane dagli attacchi l’esercitò ordinò cannoni Crusader per 665 milioni alla United Defense (di propietà Carlyle), successivamente la United Defense fu quotata in borsa il 14 dicembre, il giorno dopo che il Congresso diede il via libera alle spese militari senza vincoli, in un solo giorno la banca guadagnò 237 milioni.
Le armi non furono il solo affare post 11 settembre. Subito dopo l’attacco scoppiò il caso antrace (un fuoco di paglia, ma bastò). A bonificare le aree "infettate" fu chiamato l’IT Group, di proprietà Carlyle e a produrre e commercializzare il vaccino contro l’antrace fu designata la Bioport "controllata" dall’ammiraglio a riposo W.Crowe che fu capo di stato maggiore quando Carlucci era segretario alla difesa USA (tutte coincidenze?).
Capitolo a parte merita l’US Investigations Services. Questa azienda privata di proprietà Carlyle, viene usata dal governo americano per raccogliere informazioni su chiunque presenti domanda per avere un impiego pubblico. Indaga sulla vita dei dipendenti e attribuisce a ciascuno un diverso fattore di rischio rispetto alla sicurezza nazionale. A partire dall’11 settembre i contratti si sono moltiplicati. L’Usis indaga su chiunque venga a contatto coi settori strategici americani, sui dipendenti delle linee aeree e sulle società che gestiscono gli aeroporti. La Carlyle controlla le vite di tutti i dipendenti pubblici e non. La Carlyle è proprietaria anche della Eg&g una società che fabbrica gli apparecchi a raggi X che si montano negli aeroporti.
Non osiamo immaginare cosa succederà nel futuro prossimo, perché la storia della Carlyle è recente. La Banca d’affari di Washington ha solo 20 anni di vita.
William Blum, ex membro del Dipartimento di Stato USA, nella prefazione al libro di Simone Falanca "Banche armate alla guerra", cita due leggi non scritte nate dallo scandalo Watergate. La prima dice: "indipendentemente da quanto paranoici voi siate, ciò che il governo sta attualmente facendo è peggio di ciò che potete immaginarvi". La seconda è: "non credete a niente finchè non è stato negato ufficialmente".
Tutte e due le leggi sono ancora valide.

Ramiro Ledesma Ramos

Ramiro Ledesma Ramos nasce ad Alfaraz de Sayago (Spagna) il 23 maggio 1905. Figlio di un insegnante, a 16 anni si trasferisce a Madrid dove lavora come impiegato alle Poste. Autodidatta, non ebbe mai sostentamento economico da parte della famiglia. Si interessa fin da giovanissimo di filosofia (soprattutto testi francesi) e successivamente si appassiona alla cultura tedesca. Inizia ad imparare il tedesco per poter leggere i testi originali e in breve tempo diventa traduttore dei maggiori filosofi di lingua teutonica. Tra il 1923 e il 1925 scrive cinque libri: “Il vuoto”, “Il giovane suicida”, “Il fallimento di Eva”, “Il sigillo della morte” e “Il Chisciotte ed il nostro tempo”. Nel 1926 si iscrive alla facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Madrid e a quella di Scienze Esatte. Nel 1930 termina gli studi e svolge il servizio militare. Terminato il servizio inizia a collaborare con le riviste “Gazzetta Letteraria” e “Rivista d’Occidente”, periodici dell’avanguardia culturale spagnola. Ortega y Gassett, suo insegnante, lo introduce nel modo degli studi avanzati della filosofia tedesca, leggerà i testi di Ottogaard, Hegel, Scheler, Meyerson, Rickert, Hartmann, Heidegger, Fichte, solo per citare i maggiori.
Il passo dall’arte letteraria alla politica fu brevissimo.
Teorizza l’idea di nazionalsindacalismo che diverrà la base ideologica della Falange Spagnola. Fonda la rivista “La conquista dello Stato” e il movimento politico JONS-Juntas de Ofensiva Nacional Sindacalista (1932-1933), che unirà successivamente alla Falange di Primo de Rivera. Entra in contatto con le avanguardie politiche francesi, in particolare con Ordine Nuovo e con la rivista Progetti. Diviene il maggior rappresentante di quella che viene definita la Rivoluzione Conservatrice, idea capace di coniugare i sentimenti di rinnovamento sociale con il nazionalismo.
Crede fortemente nella rivoluzione condotta da un’élite altamente preparata e nella creazione di uno Stato del Lavoro, mediante l’introduzione (nelle medesime intenzioni di Benito Mussolini) del corporativismo e della socializzazione delle imprese e dei mezzi di produzione.
Si separa dalla Falange Spagnola nel 1935, giudicando la sua linea politica eccessivamente reazionaria e non adeguata strategicamente al destino che sognava per la sua Spagna.
Negli ultimi due anni scrive “Fascismo in Spagna?” e “Discorso alla gioventù di Spagna”. Con Fascismo in Spagna? approfondisce i veri motivi che impedirono la formazione di un movimento politico autenticamente fascista in Spagna. Fonda successivamente la rivista La Patria Libera e “Nostra Rivoluzione”. Dopo lo scoppio dell’insurrezione armata contro la Repubblica Spagnola viene arrestato e imprigionato nel carcere centrale di Madrid. Il 29 ottobre 1936 viene ucciso da membri del Fronte Popolare e seppellito in una fossa comune di Aravaca. Il suo maestro Ortega y Gassett, saputa la notizia esclama: “Non hanno ucciso un uomo, hanno ucciso un’idea”.
Mitificato e censurato dal franchismo (censurato per volere della Chiesa), fu quasi dimenticato fino ai primi anni ’80 dello scorso secolo. Meglio di ogni descrizione però è la citazione a delinearne il carattere rivoluzionario ed autenticamente fascista: “Tagliate tutti i ponti con le illusioni internazionaliste, con quelle liberal-borghesi e con il parlamentarismo. Dovreste sapere che, in fondo, queste non sono che le bandiere dei privilegiati, dei grandi proprietari terrieri e dei banchieri, perché tutta questa gente è internazionale quanto il loro denaro ed i loro commerci. Liberali, perché la libertà permette loro di edificare come un feudo il loro grande potere contro lo Stato Nazionale del Popolo. Parlamentaristi perché la macchina elettorale è nelle loro stesse mani: la stampa, la radio, gli incontri e la propaganda”.

Buongiorno a tutti!

Da oggi iniziano le pubblicazioni in questo blog. Come avrete intuito dal titolo si parlerà essenzialmente di sovranità nazionale e socialismo. Tutti i commenti saranno bene accetti, gli stupidi non avranno spazio.
A breve i primi articoli. Buona lettura e buona nazione!